La Storia della Compagnia
Nel Periodo della
Controriforma, oltre a edificare molte cappelle e oratori, si costituirono anche
numerose Confraternite che per statuto si proponevano l'esercizio di opere di
carità, di pietà, di assistenza e di istruzione religiosa: fra queste, a Montopoli, assunse particolare importanza la "Compagnia del S.S. Sacramento" che
per uso delle proprie adunanze e funzioni si serviva dell'omonima Cappella
situata presso il "Ponte al Becco".
Questa Cappella, però, sembra
che appartenesse all'antica "Compagnia del Corpus Domini" destinata fin dalle
sue origini al servizio dell'annesso ospedale si S. Maria per il rifugio dei
poveri e dei pellegrini costruito ad antiquo con risoluzione di Papa Alessandro
VI in data 16 dicembre 1407. Successivamente, soppresso l'ospedale e le
confraternite dal Granduca Pietro Leopoldo ne fu conservata una sola sotto il
titolo del S.S. Sacramento e questa Cappella fu assegnata alla novella
congregazione che l'ha conservata fino al termine della 2ª guerra mondiale,
quando è stata adibita a sala parrocchiale.
Fedele ai suoi principi
statutari e sorretta dalle sue nobili tradizioni, la "Compagnia del S.S.
Sacramento" costituisce ancora oggi l'anima, la passione, l'entusiasmo per il
buon esito delle più significative manifestazioni religiose. Fin dai tempi più lontani
veniva pure più volte chiamata da città e paesi limitrofi per partecipare ad
importanti ricorrenze religiose. L'Avv. Ignazio Donati, nel suo
diario montopolese ci narra che negli ultimi giorni di luglio del 1844, la
Compagnia, invitata, si portò a Empoli per venerare l'antico Crocifisso
esistente nella Collegiata di quella terra. Per l'occasione vi partecipò
con un artistico carro "su cui era sistemata una cesta dorata, circondata a
trionfi con molti fiori, con l'offerta che ammontava a circa £ 900". Giunto il carro nella piazza della
Collegiata, circondato da moltissimi fanciulli vestiti da angioletti, fu tale
l'effetto che gli astanti, non potendo più trattenere l'emozione, proruppero in
un prolungato grandissimo applauso.
Degna di essere ricordata è l'antica
e significativa tradizione: la rievocazione dell'incontro di pace fra gli allora
rivali castelli confinanti di Stibbio e Montopoli che ritorna puntuale, ogni
anno, nel periodo pasquale e precisamente nella "Domenica delle palme". Sappiamo
che il medioevo feudale fu un'epoca di inaudita violenza per le lotte faziose e
fratricide fra Guelfi e Ghibellini, i saccheggi, le carestie, le pestilenze, che
conseguentemente coinvolsero anche le popolazioni dei due castelli. Di parte
ghibellina era il castello di Stibbio, ricordato nei diplomi concessi al Comune
di Pisa dagli imperatori Federico I e II, Arrigo VI e Carlo IV, mentre il
castello di Montopoli, fedele alla parte guelfa, seguì sempre Firenze nella
buona e avversa fortuna.
Fu con la sottomissione di San
Miniato a Firenze nel 1347, nel cui distretto era compreso pure Stibbio, che i
due castelli poterono arrivare finalmente alla tanto desiderata pace, anzi,
successivamente venne tra loro stabilito che ogni anno si dovesse ricordare
questo storico, importante avvenimento. Protagonisti della rievocazione sono i
parroci delle due comunità, accompagnati dalle rispettive confraternite del S.S.
Sacraemnto che, nel pomeriggio della Domenica delle Palme si danno appuntamento
a Montopoli presso la così detta "Fonte dei cavalli".
E da qui, dopo il fraterno abbraccio
dei due parroci, fra i calorosi applausi dei numerosi presenti, i confratelli
delle due compagnie, in cappa rossa gli Stibbiesi e in cappa bianca e celeste i
Montopolesi, muovono in processione lungo i tornanti che portano al paese,
preceduti dai loro stendardi: una bella e suggestiva coreografia piena di colori
in mezzo ad una campagna risplendente nella sua novella veste primaverile.
Festosamente accolta dalla banda
musicale, la processione procede fino alla Chiesa dove la funzione eucaristica
conclude la manifestazione: una manifestazione semplice con la quale si ricorda
che quel triste mondo in cui l'Italia era dilaniata dagli odi, dalle vendette,
dalle distruzioni è ormai molto lontano e che, oggi, al di là di ogni
riflessione, sta l'amore e la fraternità dei popoli.
Silvano Rabai